Il Palermo vince, ma soffre nel finale: Dionisi e quei cambi che non convincono

Pubblicato il 31 marzo 2025 alle ore 11:29

Il Palermo torna da Salerno con il risultato atteso e, in un certo senso, obbligato: la vittoria. Di Brunori, bellissimo il suo tiro a giro, e Pohjanpalo, sempre letale quando ha la palla giusta tra i piedi, le reti del Palermo, poi dimezzate sull’1-2 nei minuti finali da Amatucci.

È stata una buona partita, quella dei rosanero, nella prima frazione, considerando sempre il valore relativo dell’avversario, ma assai peggiore nella ripresa, come spesso accade.

La Salernitana è parsa, soprattutto nel primo tempo, una copia di tanti Palermo visti in casa: lenta, senza idee, pigra e priva di pressione sui portatori di palla avversari. Infatti, il Palermo non ha sostanzialmente rischiato nulla e ha trovato molto spazio per salire e fraseggiare anche per vie centrali, meritandosi la doppia marcatura.

Si può ben dire che, se si valutassero i soli primi tempi delle partite del Palermo, probabilmente si avrebbero almeno dieci punti in più in classifica.
È ormai evidente come il principale problema di questa squadra sia la gestione e la tenuta mentale e tattica nella ripresa, soprattutto in quei 15-20 minuti finali in cui il risultato pieno spesso sfugge, a volte in modo drammatico, come accaduto contro Cremonese e, ancor prima, a La Spezia.

Tenuta e gestione, dicevamo, perché è palese che da tempo le scelte del tecnico rosanero Alessio Dionisi nella ripresa quasi mai migliorano l’assetto e la resa della squadra, anzi. Non è possibile giustificare questi peggioramenti solo attribuendoli a un minor tasso tecnico o di talento dei subentranti rispetto a chi esce.

Il problema è più tattico che di uomini. Il problema è togliere un metronomo dai polmoni infiniti, Gomes, che recupera mille palloni al 68’ per sostituirlo con Ranocchia, che ha caratteristiche completamente diverse. Il problema è togliere troppo presto una punta, Pohjanpalo, che dà profondità e velocizza le trame giocando spesso di prima, a un solo tocco. Il problema è, in generale, stravolgere quasi sempre il centrocampo, azzerando quella cabina di comando che spesso nei primi 45-60 minuti di partita esprime il meglio del Palermo, garantendo un maggiore possesso palla e togliendo iniziativa agli avversari.

Di questo problema Dionisi pare non accorgersi minimamente e, anche ieri, con cambi di questo tipo (si criticano le scelte, non il fatto che si effettuino sostituzioni), si è quasi subito consegnata l’inerzia della partita agli avversari. Il Palermo è stato costretto a un atteggiamento passivo e timoroso per oltre mezz’ora nella ripresa, finendo per soffrire enormemente nel finale.

In chiave playoff, questa incapacità del tecnico rosanero di mantenere lo stesso standard di resa e pericolosità prima e dopo i cambi resta la prima ragione di sfiducia sulle già limitate possibilità di promozione del Palermo attraverso gli spareggi. Perché lì non si può sbagliare o concedere quasi nulla.

Il prossimo avversario sarà il Sassuolo capolista ed è inutile dire che, se si ripeteranno scelte come quelle viste ieri o contro la Cremonese, sarà complicato portare a casa il miglior risultato possibile.

Molto del destino e delle aspirazioni di gloria finale del Palermo da qui alla fine della stagione dipenderà fatalmente dalle scelte e dalla capacità di lettura della gara di Dionisi, fin qui solo peggiorative. L’allenatore non scende in campo, è vero, ma dalle sue decisioni dipendono il modo di tenere il campo, la prestazione complessiva e, in generale, quella crescita di fiducia e sicurezza nei propri mezzi che porta al risultato sperato.

Contro il Sassuolo serviranno più coraggio e intraprendenza nelle scelte, oltre a molta più grinta e spirito di sacrificio per tutti i 90 minuti, senza concedersi pause. Tutto passerà inevitabilmente anche dalle scelte in corso d’opera del nostro allenatore.

Riusciranno finalmente i “nostri eroi” a stupirci piacevolmente? Per verificarlo, l’appuntamento è per domenica 6 aprile alle 15.00 al Barbera.

Marco Iona

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