Calcio e divieti: quando l’incapacità di gestire l’ordine pubblico penalizza i tifosi

Pubblicato il 27 marzo 2025 alle ore 12:05

L'ennesimo provvedimento restrittivo ai danni di una tifoseria, in questo caso quella del Catania, ci offre lo spunto per una scorribanda oltre la nostra area d'interesse, rappresentata dal calcio giocato e, in particolare, dalle sorti sportive del Palermo.

È notizia di ieri che la trasferta a Trapani, dove domenica è previsto il derby di Serie C tra la formazione granata e quella rossazzurra, sarà vietata ai residenti nella provincia etnea. Si attende, in questo senso, la formalizzazione del divieto da parte delle autorità competenti, ma la decisione è ormai presa.

Alla base del provvedimento ci sono i fattori di rischio per l'ordine pubblico che il passaggio dei tifosi catanesi lungo la circonvallazione di Palermo, nel tragitto verso Trapani, potrebbe comportare.

Nonostante l'esistenza di percorsi alternativi che consentirebbero ai sostenitori etnei di raggiungere Trapani senza dover necessariamente attraversare il capoluogo siciliano, si è preferito, ancora una volta, eliminare la questione alla radice imponendo un divieto che penalizza la tifoseria in modo trasversale.

Incapaci di isolare le frange violente del tifo, le autorità italiane ricorrono ormai in modo sistematico a questi strumenti repressivi, che non fanno altro che allontanare sempre di più le persone dagli stadi, trasformando il calcio nostrano in un prodotto sempre più televisivo, peraltro scadente se paragonato alle principali realtà europee.

Un Paese che, ad oggi, non riesce a garantire lo svolgimento in sicurezza di una partita di Serie C senza imporre divieti cervellotici, nel 2032, in compartecipazione con la Turchia, ospiterà il Campionato Europeo: un paradosso difficile da spiegare. Le autorità italiane si faranno trovare pronte?

Roberto Rizzuto

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.