Il Palermo, domenica alle 17:15, torna in campo in trasferta contro la Salernitana.
Dopo la pausa per gli impegni delle Nazionali, successiva al clamoroso (ennesimo) tracollo al Barbera, da 2-0 a 2-3 con la Cremonese, si riparte.
Si riparte da una società che ha scelto ancora una volta di non agire con decisione e di non cambiare tecnico, nonostante il ripetersi di risultati e di un gioco a dir poco avvilenti, specie in relazione al valore della rosa a cui a gennaio sono stati assicurati altri tre innesti di livello dalla Serie A.
Sul Palermo non si può nemmeno associare il detto gattopardesco del “cambiare tutto perché nulla cambi”; qui non si è cambiato direttamente ciò che pareva non potesse essere ancora sostenuto, e costante rimane l’andamento sostanzialmente negativo di una squadra che avrebbe dovuto recitare ben altro e più esaltante ruolo in questo campionato e non lo ha mai fatto fin dagli esordi. Siamo un po’ come la Juve, dicono, o come la Ferrari in F1, per cui ogni anno grandi sono le aspettative e misero il bottino o la resa effettiva.
Dionisi, uscito indenne dal tentativo societario di trovare un traghettatore che lo sostituisse per il finale di stagione, resta comunque un tecnico platealmente sfiduciato da tutti, proprietà inclusa, e lui lo sa. Si trova ancora al suo posto e in questa situazione è oggettivamente difficile per lui. È una scelta miope della proprietà.
Fra un’acchianata a Santa Rosalia e l’ennesimo “ultimatum di stagione”, si dice che Dionisi, in caso di risultato negativo a Salerno, potrebbe saltare. Ma fino al 94’ all’Arechi, invece, avrà l’ennesima chance di fare ancora chilometri in rosanero.
Se il Palermo dovesse vincere, l'allenatore sarebbe salvo e si continuerebbe la navigazione a vista. E se il Palermo pareggiasse? Vedremo. In tutti i casi, vedremo cosa porterà in concreto questa lunga pausa: se una squadra bramosa di riscatto che picconerà le chance salvezza dei granata rilanciandosi in zona playoff, o la solita squadra spesso abulica, senza mordente e gioco, collezionista di occasioni mancate.
Ci sarà da valutare quanto un tecnico sfiduciato ormai da tutto l’ambiente sarà seguito dai suoi giocatori in campo. Se proporrà le solite scelte di modulo, uomini e cambi che quasi puntualmente hanno nociuto ai finali di partita, o se ci sarà un ennesimo rimescolamento di protagonisti e modulo, alla ricerca di una solidità e identità mai avuta in tutta la stagione. Se vedremo il solito Ranocchia giocare troppo basso e distante dalle punte. Se Vasic e Le Douaron, inseriti a partita in corso, saranno i classici cambi del tecnico toscano.
Ci sarà spazio per un redivivo Insigne (magari preferibile all’acerbo Vasic), ultimamente sparito dai radar e cercato sul mercato proprio dai salernitani a gennaio scorso? Riproporrà Dionisi, magari a partita in corso, l’evanescente Di Mariano, recuperato alla causa dopo lungo stop per infortunio?
Con una squadra di presunto vertice che non è mai stata capace di inanellare tre vittorie di fila - ciò dice tutto sulla sua forza mentale e grinta - il problema di fondo non va rintracciato unicamente negli interpreti in campo, ma anche nella guida tecnica. Una guida che mai ha dato la sensazione di saper creare un gruppo con una identità di gioco e carattere.
Certo, questa mediocrità diffusa non può essere solo responsabilità del tecnico. In campo vanno i giocatori e anche ad essi vanno ascritte certe responsabilità sui recenti flop in campo, ma vedere e correggere i difetti resta compito di chi il gruppo lo allena.
Da questa trasferta è d’obbligo aspettarsi i tre punti, pur coscienti che il Palermo ha nelle proprie corde le capacità di fare l’ennesimo disastro, ma non resta che sperare.
La settimana di relax di cui abbiamo goduto per la pausa Nazionali è andata in archivio e domenica tocca tornare a tribolare, sognando, pensate un po’, l’impresa in casa della penultima.
Marco Iona

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